Le tele interne
L’IMMACOLATA CONCEZIONE E L’ALBERO DEL BENE E DEL MALE
E’ un dipinto piuttosto raro; si tratta di un’allegoria del peccato originale ed illustra il capitolo 3° della Genesi: la tentazione del serpente, la caduta dei progenitori, la condanna, la profezia: “Io porrò inimicizia fra te e la Donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu l’insidierai il calcagno”.
Ma la grande tela è come un poema classico dove fantasia e realtà, profezia e tragedia, storia e personaggi del Vecchio Testamento e annunzio del Nuovo descrivono col genio del pennello e dei colori il misterioso disegno di Dio, chiamato il “Protovangelo”.La tela si può dividere come soggetto in tre parti: in alto la SS. Trinità che guarda ed effonde in Maria SS. il soffio vitale e la missione di mediatrice; gli Angeli laterali dispiegano un cartiglio ove è scritto il tema del quadro:” VIRGO SINEMACULA” a sinistra, “IPSA CONTERET CAPUT TUUM” a destra; il piede dell’Immacolata schiaccia il capo del serpente biblico, che è al centro della scena, grasso, barbuto, cornuto, gigante diabolico come nell’inferno dantesco, alato Lucifero un tutt’uno con l’albero del bene e del male schiantato e con i rami troncati divide il cielo dalla terra.
In basso tutta la miseranda storia dell’uomo: Adamo ed Eva incatenati al tronco fatale, avviliti, ignudi, prostrati in terra; al di sopra dei progenitori una schiera affastellata di figure: tra esse si notano Abramo con il coltello abbandonato per il sacrificio di Isacco, Mosè con i due raggi in fronte come scendesse dal Sinai, David incoronato con l’arpa salmodica, Aronne con l’Efode, Giosuè con il cimiero in capo ed altri personaggi forse Giudici o Profeti.
Ammiriamo sopra tutti il volto bellissimo della vergine inclinato maternamente tenero e misericordioso verso l’umanità pensosa e dolorante, paffuti e vivacissimi i sei angioletti che circondano la loro regina; oscuro, mostruoso, debellato Satana; con gli occhi chiusi e sgomenti; caratteristici e parlanti tutti gli altri undici personaggi a destra, a sinistra e sotto l’albero del bene e del male, ognuna con il suo dramma o messaggio, con il suo atteggiamento e carisma.
Chi è l’autore del quadro?
Purtroppo è anonimo, ma è certamente da collocarsi per lo stile ed area marchigiana e trova un precedente iconografico nell’opera analoga eseguita da Ercole RAMAZZANI (1573) per la Chiesa di San Francesco a Matelica, alcuni critici lo inseriscono nello scarno catalogo del pittore Orfeo PRESUTTI di Fano; ma non troviamo riscontri e testimonianze valide.
E’ invece importante per la conoscenza del tema e la qualità artistica del soggetto guardare il dipinto del Ramazzani e il commento di esso scritto da una esperta dell’artista arceviese, la Dott. ssa Daniela Matteucci sul volume: “Ercole Ramazzani” Sassoferrato 1994.
Riportiamo la scheda della Dott.ssa Daniela Matteucci:
“L’IMMACOLATA CONCEZIONE E L’ALBERO DEL BENE E DEL MALE”
Olio su tela, cm. 360 X 190
Matelica (MC), Chiesa di San Francesco, Cappella Pariberti
Segnatura: HERCVLES RAMAZZANI – ROCHENSIS PINGEBAT ANN. DNI. MDLXXIII°
E’ da considerare fra i dipinti migliori dell’artista. La composizione spiraliforme attorno all’albero centrale sul quale gira il corpo viscido del mostro. Il dipinto è ispirato all’analogo soggetto del vasari, eseguito per la chiesa dei SS. Apostoli di Firenze nel 1524, ed ora agli Uffizi.
L’opera, voluta da Bindo Altoviti, è di dimensioni ridotte; quindi Ramazzani prese “l’invenzione” facendone poi una pala d’altare.Adamo ed Eva, simili come fratelli, si appoggiano alle radici dell’albero, e le loro espressioni indicano colpa e serena accettazione. Tutt’intorno, la folla è protesa verso la scena con enfasi teatrale. La torsione dei corpi, i movimenti articolati e le pose composte – in particolare l’uomo di spalle in basso a sinistra e i due uomini in fondo a destra – sono elementi della cultura manierista. In alto la vergine siede sulle fronde rigogliose di pomi di cui uno è morso. Putti alati le fanno corona e due di loro recano cartigli sui quali si legge: “Ipsa Conteret Caput Tuum” e “Speculum sine macula”, allusioni alla purezza di Maria in relazione all’Immacolata Concezione.
LE TELE LATERALI:
LA NATIVITA’ DELLA VERGINE
LO SPOSALIZIO DELLA VERGINE
Sulle pareti laterali della chiesola sono poste due grandi tele che raffigurano la Natività e lo Sposalizio della Vergine.
Sono copie parziali di due riquadri della predella attribuita a RAFFAELLO e facenti parte del celebre dipinto del PERUGINO: “Madonna in trono e Santi” nella Chiesa di S. Maria Nuova di Fano (l’altro quadro simile, quasi copia, è quella del PERUGINO , nella CHIESA DELLE Grazie di Senigallia; solo due santi sono un po’ diversi).
I quadri a Fano che narrano la “Storia della vita di Maria SS. sono cinque: Nascita, Presentazione al Tempio, Matrimonio, Annunciazione ed Assunzione”
Sull’attribuzione di questa predella a RAFFAELLO c’è un importante studio di Anna Paola RIZZO in “Pittura a Fano 1480/1550”, Offset di Fano, Giugno 1984).
Esaminiamo i dipinti della chiesola di Monteporzio, riportando per maggior conoscenza e valorizzazione del giudizio artistico, le corrispondenti formelle di Fano:
La Natività della Vergine.
La scena è divisa in due momenti: a destra S. Anna sul letto servita da due ancelle, a sinistra la piccola Maria con l’aureola e la mano destra quasi benedicente, amorevolmente assistita con visibile tenerezza da due giovani donne (nella predella di RAFFAELLO vi sono quattro assistenti); il fondo architettonico del quadro è simile a quello di Fano.
La tavola vede al centro il Sommo Sacerdote con l’Efod e turbante bianco lunato in testa (mentre quello di Fano ha la mitra latina)e la mano alzata benedicente le mani degli sposi che si impalmano; Giuseppe è con il simbolico giglio (quello di RAFFAELLO la semplice verga); un’altra leggera differenza c’è anche nel capo della Vergine che ha una fine aureola, assente in San Giuseppe, mentre in quello di Fano ambedue gli sposi hanno uno spiccato e finissimo cerchio luminoso al di sopra delle loro teste. Il fondo del dipinto è un’abside architettonica quattrocentesca; il centro è l’oscuro mentre ai lati due arcate illuminano i parenti ed amici di S. Giuseppe; a destra e sinistra familiari ed amici di Maria SS.
L’autore delle tue tavole è sconosciuto, non hanno una particolarità artistica, ma se accostata al magnifico dipinto dell’altare maggiore, attestano un unico interessante progetto artistico – figurativo inteso a glorificare la vita della Madonna alla quale questa Chiesa è, dedicata.
Testo tratto da: “Senigallia e la sua Diocesi STORIA – FEDE – ARTE” – Mons. Angelo Mencucci – Editrice Fortuna 1994 ; “S.MARIA ASSUNTA – La chiesola del castello di Monte Porzio – storia, devozione, arte” – Mons. Angelo Mencucci.
Le vetrate
Tre sono le vetrate colorate della chiesola e sono molto recenti.
Sulla parete destra della porta d’entrata nella chiesa c’è un’epigrafe che dice:
GAETANO GINEVRI LATONI DONO’ ANNI ’30
GEMMA CATALANI VED. GAETANO GINEVRI LATONI
RESTAURO’ MARZO ’95
Anche queste portano in basso gli stemmi araldici, quello di sinistra Famiglia Latoni, quello di destra Famiglia Ginevri.
Testo tratto da: “Senigallia e la sua Diocesi STORIA – FEDE – ARTE” – Mons. Angelo Mencucci – Editrice Fortuna 1994 ; “S.MARIA ASSUNTA – La chiesola del castello di Monte Porzio – storia, devozione, arte” – Mons. Angelo Mencucci.
L’interno della chiesa
L’interno della Chiesa è ad unica navata; una grand’aula con il fondale dominato dal solenne altare dell’Assunta, le pareti laterali con i due banconi corali in primo piano e con vasti dipinti negli spazi superiori; la parete d’entrata con la bella bussola-vetrata e sopra la cantoria cui si accede mediante una scala a chiocciola alla destra, mentre nello spazio sinistro è posta una lapide (dedicatoria delle tre vetrate) che ricorda i nomi e cognomi delle tre famiglie legate alla Chiesa: Montevecchio, Latoni, Ginevri.
La parte architettonica dell’Oratorio più caratteristica è la soffittatura: è una volta a padiglione ove si alternano vele più piccole e più grandi e al centro invece di una cupola con pennacchi, tamburo e laterna si conclude con un vasto spazio rettangolare riservato all’esteso dipinto rappresentante L’Immacolata Concezione e l’albero del Bene e del Male.
La chiesola è una piccola pinacoteca d’arte sacra.
Chi entra in quest’Oratorio è subito colpito dalla ricchezza delle opere d’arte in esso racchiuse che vanno dal grandioso altare maggiore alle panche della chiesa, dai numerosi dipinti alle vetrate, dalle epigrafi agli arredi liturgici, dai mobili a tutta la suppellettile sacra.
Sarà bene per il visitatore evidenziare ed illustrare le singoli componenti di questo patrimonio artistico.
Testo tratto da: “Senigallia e la sua Diocesi STORIA – FEDE – ARTE” – Mons. Angelo Mencucci – Editrice Fortuna 1994 ; “S.MARIA ASSUNTA – La chiesola del castello di Monte Porzio – storia, devozione, arte” – Mons. Angelo Mencucci.
L’altare e la tela dell’Assunzione della Vergine
L’ALTARE MAGGIORE
La prima grande impressione per chi entra è la visione di quest’altare con sopra un’immensa incorniciatura lignea dorata (chiamata in linguaggio spagnolo retablo) di stile barocco, composto da due plinti quadrati, decorati da modanature classiche e con al centro fastosi stemmi dei Montevecchio; su queste basi si ergono due imponenti colonne a forte rilievo, sporgenti sul fondo di due paraste, ambedue terminanti con bellissimi capitelli stile composito (corinzio e romano), colonne iperdecorate da lussuosi motivi floreali e che sostengono una fastosa trabeazione con fregi ai lati dello stemma dei Montevecchio e al centro un grosso cartiglio con volto d’angelo alato e la scritta: “ASSUMPTA EST MARIA IN COELUM”; al di sopra della fascia terminale con i dentelli una cimasa fortemente aggettante su cui sopra si erge un ornatissimo timpano architravato, spezzato, con altro volto d’angelo e ai lati volute ioniche ed ornamenti floreali.
LA TELA DELL’ASSUNZIONE DELLA VERGINE
Tutta questa sontuosa cornice (retablo) sovra l’altare maggiore, contiene il magnifico dipinto che raffigura l’Assunzione della Vergine, il vero gioiello della chiesa che ricorda il capolavoro dell’Assunta nell’omonima chiesa di Senigallia opera del grande pittore Venanzi, e l’Assunta nell’abside della chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta di Barbara del pittore Giovanni Pirri.
In tutte e tre le figure viene esaltato il privilegio dell’Assunzione cui le tre chiese sono dedicate e attestano la grande devozione a questo privilegio mariano della nostra Diocesi anche secoli prima della definizione dogmatica di Pio XII.
Questa tela di Monteporzio è firmata dal pittore Andrea Sacchi,( Roma 1599 – 1661) notissimo pittore romano, allievo dell’Albani ed operante nel tempo e nel clima del Reni del Domenichino e del Sassoferrato.
Il Sacchi è il celebrato autore di una bella pala nella Pinacoteca Vaticana rappresentante la “Visione di S. Romualdo” e il soffitto con l’affresco de “La Divina Sapienza” in una sala del Palazzo Barberini dove la ricerca di semplicità monumentale in una composizione classicamente equilibrata mostra l’intento di evitare molte figure e il dinamismo degli scorci.
Tuttavia il Sacchi ama il colorismo tonale dei Veneti e possiede una commossa sensibilità verso la luce e la bellezza formale.
Questo dipinto esprime la visione estatica della Vergine che già contempla la gloria paradisiaca che l’attende; quel volto incantevole e beato, quegli occhi traslucidi e adoranti, quelle mani distese e riposanti sul petto simbolo di una maternità divina, è la trascrizione pittorica di una delle pagine più belle della teologia mariana definita come dogma di fede dalla Costituzione Apostolica di Pio XII “MUNIFICENTISSIMUS DEUS” il 1° novembre dell’Anno Santo 1950.
Testo tratto da: “Senigallia e la sua Diocesi STORIA – FEDE – ARTE” – Mons. Angelo Mencucci – Editrice Fortuna 1994 ; “S.MARIA ASSUNTA – La chiesola del castello di Monte Porzio – storia, devozione, arte” – Mons. Angelo Mencucci.
Adorazione dei pastori
RELAZIONE TECNICA
Elisa Berardinelli nata il 4 Maggio 1981 è una pittrice italiana in attività, specializzata in opere originali, riproduzioni, ritratti a matita e olio su tela.
Il dipinto “Adorazione dei pastori” e “Annunciazione”, è stato eseguito, dalla stessa, per la Chiesa di Santa Maria Assunta di Monte Porzio (PU).
L’opera, olio su tela (90×100 cm), raffigura una riproduzione dell’originale di Bartolomè Esteban Murillo, opera della metà del XVII Sec. attualmente esposta al Museo del Prado,
La chiesa suddetta è stata soggetta ad un recente restauro sia strutturale che delle opere interne, e la parrocchia ha deciso, oltre al recupero dell’antico, di far eseguire anche opere ad artisti moderni.
Il dipinto è stato esposto alla destra della pala d’altare raffigurante l’Assunta di Andrea Sacchi.
L’opera è stata donata come ricordo, alla chiesola e alla comunità di Monte Porzio, dal pievano/parroco don Luigi Gianantoni, nel momento di lasciare la parrocchia per raggiunti limiti di età, dopo aver trascorso 18 anni nel suo paese natale come presbitero (1998/2016).
A don Luigi la Chiesola sta particolarmente a cuore, sia per le sue bellezze sia per ricordi d’infanzia, e dopo il restauro l’ha custodita veramente con tanta passione e cura e di questo gli siamo tutti riconoscenti.
Monte Porzio 30 settembre 2016
Annunciazione
RELAZIONE TECNICA
Elisa Berardinelli nata il 4 Maggio 1981 è una pittrice italiana in attività, specializzata in opere originali, riproduzioni, ritratti a matita e olio su tela. Il dipinto “L’Annunciazione”, è stato eseguito, dalla stessa, per la Chiesa di Santa Maria Assunta di Monte Porzio (PU).
L’opera, olio su tela (90×100 cm), raffigura un particolare su esempio dell’originale di Bartolomè Esteban Murillo, opera della metà del XVII Sec. attualmente esposta al Museo del Prado.
La chiesa suddetta è stata soggetta ad un recente restauro sia strutturale che delle opere interne, e la parrocchia ha deciso, oltre al recupero dell’antico, di far eseguire anche opere ad artisti moderni. Il dipinto è stato esposto alla sinistra della pala d’altare raffigurante l’Assunta di Andrea Sacchi.
L’opera è stata donata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento di Monte Porzio, a completamento dell’arredo interno.
Monte Porzio 16 dicembre 2017
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Biografia del Murillo
Bartolomé Esteban Pérez Murillo, uno dei più grandi esponenti del barocco spagnolo, nasce a Siviglia l’1 gennaio 1618. Bartolomé ha 13 fratelli, suo padre si chiama Gaspar Estban e sua madre Maria Perez Murillo dalla quale prende il nome d’arte che porrà sulle sue tele.
Alla morte di entrambi i genitori, essendo ancora in tenera età, viene cresciuto da Ana, sua sorella maggiore sposata con Juan Agustin de Lagaris, un barbiere-chirurgo con il quale avrà sempre un ottimo rapporto affettivo.
La sua formazione artistica si compie nella bottega di Juan Castillo, dove ha modo di conoscere a fondo anche la tecnica ed il linguaggio della pittura fiammoinga.
Le sue opere giovanili, che risentono dell’influenza di Ribera, Alonso Cano e Zurbaràn, sono di grande realismo, con un caratteristico linguaggio che col tempo subirà una grande evoluzione. I suoi lavori acquisiscono importanza anche perché coincidono con il gusto aristocratico e borghese, soprattutto nelle tematiche a carattere religioso.
Nel 1645 realizza tredici quadri per la chiesa di San Francisco el Grande a Siviglia, che lo renderanno famoso in tutta la Spagna. Nello stesso anno si unisce in matrimonio con Beatriz Cabrera che gli darà nove figli.
Due opere realizzate per la Cattedrale di Siviglia saranno la fonte della sua evoluzione nei due grandi filoni tematici che lo renderanno più celebre: le Immacolate concezioni e le Madonne col bambino.
Nel 1660 Murillo, insieme ad altri esponenti del mondo artistico tra i quali Herrera el Mozo, fonda l’accademia di Pittura di Siviglia, della quale, insieme allo stesso Herrera, sarà il primo Direttore. Data la sua notorietà nelle tematiche religiose, in questo periodo, riceve molte richieste per coprire importanti incarichi e molte commissioni per la realizzazione di opere in chiese, cattedrali e luoghi di culto, tra i quali la Chiesa di S. Maria la Blanca (dipinti), il Monastero S. Agustin (Pala) e la Chiesa del Convento dei Cappuccini (dipinti per le cappelle laterali e per la Pala Maggiore); questi ultimi portati a termine nel 1665.
Morirà 3 aprile 1682 a causa della caduta da una impalcatura mentre stava realizzando “Lo Sposalizio mistico di Santa Caterina”.