Il complesso dei palazzi del centro storico di Monte Porzio è di origine antichissima, in quanto inizia ad esistere con la venuta dei Conti Montevecchio (ex feudatari del paese). Precedentemente a questi esisteva già a Monte Porzio un castello infatti in un documento datato 1367 si parla di un’investitura fatta dal vescovo di Senigallia nel palazzo di Monte Porzio di Giovanni Guiducci de Malatestis, ma non si sa niente di questa costruzione, e. venne ben presto distrutta. Sono i Montevecchio che danno al luogo l’impostazione che a grandi linee è ancora quella attuale. Sappiamo di sicuro che iniziarono la costruzione dell’impianto intorno ai primi del ‘400 (1420 forse) quando si concentrarono definitivamente e stabilmente a Monte Porzio. Successivamente avviene una grande costruzione dei palazzi attorno alla metà del 1700, sulle rovine di quelli originari.
Attualmente, il complesso si presenta composto da più palazzi che per semplicità indichiamo col nome degli attuali proprietari: appena arrivati alla nostra destra abbiamo palazzo Chiocci – Ginevri, alla nostra sinistra, sempre di lato , palazzo Terni, poi posti. trasversalmente con la facciata rivolta verso di noi, l’ex Municipio, la cosidetta “Chiesuola” ex cappella dei Conti Montevecchio, di fianco palazzo Palestini, palazzo Flaiani e palazzo Palestini.
Fra Palazzo Palestini e palazzo Terni vi è la chiesuola, frequentata dai Montevecchio, che è chiamata così. familiarmente, ma che in realtà è dedicata a Maria Vergine Assunta. Si tratta dell’ex-cappella dei Conti Montevecchio, attualmente chiusa al culto in attesa di restauro (n.d.r. riaperta dopo il restauro nell’Agosto del 2001). Non conosciamo l’anno di fondazione dell’edificio religioso, ma si può ipotizzare che sia già stato parte del primo complesso urbanistico del sec. XV, dopo che la famiglia Montevecchio prese dimora pressoché stabile nella zona. La piccola Chiesa viene rappresentata in una pianta del Castello di Monte Porzio non meglio datata che dall’indicazione piuttosto vaga “Castello di Monte Porzio dal 1660 al 1780”. Per ciò che riguarda l’oratorio e comunque certo trattarsi di una raffigurazione precedente l’anno 1743, anno in cui la costruzione subì un notevole intervento di restauro, che ne muto in parte l’aspetto. Infatti nell’antica veduta, l’edificio si presenta realizzato con mattoncini a vista e con la facciata munita di una coppia di piccole finestre e un rosone centrale. L’intervento settecentesco si può oggi facilmente riconoscere nell’apertura dell’ampio finestrone al di sopra dell’ingresso e nell’aggiunta del cornicione aggettante che, innestandosi alla base degli spioventi del tetto, traduce l’originario disegno a capanna in una classica facciata timpanata. La costruzione risale al ‘700 è ad unica navata, sull’entrata ancora originaria, sopra la porta l’ingresso abbiamo un loggione in legno su cui è sistemato l’organo, raggiungibile da una scalinata a chiocciola; tutta questa parte è in legno intagliato e decorato con dei piccoli rosoni in altorilievo, dei fregi o capitelli (sempre. in legno), con foglie d’acanto.
T. J. Card. PORTOCARRERO
Erba Protonotarius Apopostolicus”
LE FAMIGLIE LEGATE ALLA CHIESOLA SINO AL 1987
La Famiglia Montevecchio.
La storia, la genealogia, l’importanza di questo casato sono stati ampiamente narrati nel capitolo VI del libro: “Monteporzio e Castelvecchio nella storia”, scritto da Mons. Alberto Polverari nel 1980.
La Famiglia Latoni.
Inizia con il Marchese Luigi Latoni di Pergola, patriota risorgimentale, che verso la metà del XIX sec. Sposa Maddalena (Senior) di Montevecchio.
Il Marchese Luigi Latoni ebbe tre figli:
Il Marchese Orazio Latoni, Mons. Francesco Latoni, Vescovo di Senigallia dal 1879 al 1880 e Giuseppe Latoni.
Orazio e Giuseppe fecero erigere al loro fratello Mons. Latoni un bel monumento funebre con una classica statua della fede; la statua già collocata nel cimitero delle Grazie di Senigallia, ove era stato sepolto il Vescovo, venne poi trasportata nel Duomo di Senigallia con la salma per interessamento del Vescovo Cucchi. Le spoglie riposano ora presso il “sepolcro dei Vescovi” e la statua è visibile nel cortile dell’Episcopio con quest’iscrizione:
FRANCISCO EX MARCHIONIBUS LATONI EPISCOPO SENOGALLIENSI VITA FUNCTO DIE VII JULII MDCCCLXXXX HORATIUS ET IOSEPH FRATES POSUERE.
La Famiglia Ginevri.
La Famiglia Ginevri è legata alla Famiglia Latoni perché Emmanuele Ginevri, sposò Maddalena (junior) figlia del Marchese Orazio Latoni.
Da questo matrimonio nacquero tre figli: Gaetano, Francesco, Rodolfo ed una figlia Maria sposa Chiocci; da Eleonora moglie di Giuseppe Latoni e da Agnese loro figlia prende nome l’asilo d’infanzia di Monteporzio.
Il Marchese Orazio morì a Monteporzio, di cui era stato Sindaco (dal 1877 al 1887) nel Novembre 1888.
Questo gemellaggio di casati avviene come si è notato tramite matrimoni tra queste famiglie. Si può vedere a tale proposito l’albero genealogico della famiglia Montevecchio pubblicata nel libro d’Alberto Polverari “Monteporzio e Castelvecchio nella storia” a pag. 56-57 e nell’albero genealogico della famiglia Latoni in appendice al presente studio.
E’ d’importanza storica diocesana la famiglia Latoni specialmente per il Vescovo Francesco Latoni e per la parentela dei Latoni con Clemente XIV (Manganelli di S. Arcangelo di Rimini) Papa dal 1769 al 1774.
La Famiglia Gabrielli.
Questa è la famiglia più antica e sin dalle origini legata a Monteporzio
La famiglia Gabrielli, di cui i Montevecchio sono un ramo, era tra le famiglie più nobili ed antiche di Gubbio: noi la ricordiamo perché il Vescovo di Gubbio S. Rodolfo fu scelto da S. Pier Damiani insieme con il Vescovo di Senigallia Teodosio (1059) come censori delle sue opere
Un ramo si sposta nel 1410 a Scapezzano e poi a Senigallia ove s’imparenta con i Mastai, e nel 1510 viene iscritto nel Consiglio dei Nobili di Senigallia,un altro ramo ottiene il feudo di Montevecchio (comune di Pergola) si afferma nella valle del Cesano e viene ascritto alla nobiltà di Fano con Pietro assume il titolo di “De Monte Vetulio”; così in seguito i discendenti continuano, secondo l’uso lombardo, a chiamarsi dal nome del feudo, lasciando poco a poco il nome primitivo.
Ricordiamo in particolare che un membro di questa famiglia è stato eletto Vescovo Cardinale di Senigallia, Giulio I Gabrielli (11 Gennaio 1808 – 5 Febbraio 1816).
E’ stato un Vescovo eroico perché travolto dalle vicende napoleoniche: non avendo voluto firmare il giuramento a chi aveva invaso gli Stati della Chiesa fu deportato, sotto scorta militare, prima a Novara, poi a Milano e quindi in Francia.
Non volendo poi intervenire alla cerimonia nuziale dell’Imperatore con Maria Luisa d’Austria fu privato delle sue insegne cardinalizie con altri 13 Cardinali ribelli, chiamati i “Cardinali neri”.
Fu vicino a Pio VII° nel carcere di Fontainebleau con i Cardinali Consalvi e Pacca: poi tutti liberati nel luglio 1814.
Testo tratto da: “Senigallia e la sua Diocesi STORIA – FEDE – ARTE” – Mons. Angelo Mencucci – Editrice Fortuna 1994 ; “S.MARIA ASSUNTA – La chiesola del castello di Monte Porzio – storia, devozione, arte” – Mons. Angelo Mencucci.
Fa riferimento a questa lapide il seguente rescritto dello stesso papa Benedetto XIV: «La Santità di N(ostro) S(ignore) Benedetto XIV P(ontefice) M(assimo) attese le Preci ed i Meriti singolari del Conte Pompeo, Rinaldo e Giuseppe Conti di Montevecchio, Monteporzio e Mirabello, con sua speciale Grazia si è degnata concedere nella pubblica Cappella di Maria Vergine Assunta di loro juspatronato posta nel Castello di Monte Porzio, loro Feudo, Diocesi di Senigallia, l’altare Privilegiato Quotidiano Perpetuo per ogni Messa, che da qualunque Sacerdote si celebrerà per l’anima tanto de’ medesimi Conti, quanto di qualsivoglia altro della loro Famiglia passato e futuro: Volendo la Santità Sua, che di tal Concessione se ne eriga a perpetua memoria nella predetta Cappella Monumento, come appare dalla Grazia segnata il dì 7 maggio del corrente anno 1748 del suo Pontificato anno VIII per la Sac(ra) Congreg(azione) delle Indulgenze e S. Reliquie e sottoscritta
T. J. Card. Portocarrero
Erba Protonotarius Apostolicus»
Tratto da “Monte Porzio
e Castelvecchio nella storia” Mons. Alberto Polverari