COMANDAMI DI VENIRE VERSO DI TE SULLE ACQUE – Commento al vangelo di P. Alberto Maggi OSM
Mt 14,22-33
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!».
E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui,
dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
L’amore universale di Dio per tutta l’umanità che Gesù è venuto a manifestare con la sua vita ed il suo messaggio trova resistenza proprio nel gruppo dei discepoli che non accettano che l’amore
di Dio sia per tutta l’umanità, pagani compresi; pensano che il privilegio è di Israele. È quello che ci scrive Matteo nel suo vangelo, al capitolo 14, dal versetto 22: “subito dopo”, il dopo è relazionato con la condivisione dei pani e dei pesci in terra d’Israele, “costrinse”, perché Gesù deve costringere i discepoli? Perché va contro la loro resistenza, loro non ne vogliono sapere, li deve obbligare, a far cosa? “i discepoli a salire sulla barca” – la barca è immagine della comunità
cristiana e quindi della chiesa – “e a precederlo” – ecco adesso capiamo il perché dalla resistenza – “sull’altra riva”. Quando, nel vangelo, troviamo questa espressione “l’altra riva”, indica sempre la
riva orientale del lago di Galilea, cioè la terra pagana. I discepoli non hanno alcuna intenzione di andare in terra pagana e, ogni volta che Gesù li invita o li spinge ad andare in terra pagana, sempre
succede un incidente. “Finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla salì su il monte”, il monte ha l’articolo determinativo e indica il monte che è apparso in precedenza cioè il monte delle beatitudini dove Gesù, appunto, ha annunciato questo suo messaggio d’amore universale; “in disparte”, questa espressione la usano gli evangelisti per indicare che c’è resistenza, opposizione o
incomprensione da parte dei discepoli. “A pregare”, è la prima volta che Gesù prega -sono due volte in questo vangelo che Gesù prega – e sempre in situazioni di difficoltà e di pericolo per i suoi discepoli, saranno qui ed al Getsemani.
“Venuta la sera”, è strano che l’evangelista ripeta quanto ha appena detto qualche versetto prima, al versetto 15, perché lo fa? “Venuta la sera” è lo stesso termine che indica l’ultima cena di Gesù; quindi questo amore universale è quello che Gesù ha manifestato con il dono di sé per tutta l’umanità. “Egli se ne stava lassù da solo”, si sa che è da solo: i discepoli non ci sono, la folla è stata congedata, ma l’evangelista sottolinea una solitudine non soltanto fisica, ma spirituale di Gesù i discepoli lo stanno accompagnando, ma non lo seguono. “La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde, il vento infatti era contrario”. Questo vento è la resistenza dei discepoli all’invito di Gesù di andare in terra pagana;
loro non ne vogliono sapere, non vogliono sapere di portare questo amore universale in terra pagana, dove Gesù poi condividerà di nuovo i pani, pensano che questo debba essere e rimanere un
privilegio di Israele. Ecco perché il vento era contrario, sono gli stessi discepoli. “Sul finire della notte”, il particolare rimanda a un salmo, il salmo 46, dove si indica che Dio soccorre allo spuntare dell’alba, “egli andò verso di loro camminando sul mare”, perché l’evangelista ci scrive che Gesù cammina sul mare? Il mare era immagine del caos e soltanto Dio lo poteva domare; nel libro di Giobbe, Dio è colui che cammina sulle onde del mare. Allora camminare sul mare indica la manifestazione della condizione divina, della pienezza della condizione divina da parte di Gesù. “vedendolo camminare sul mare” – quindi vedendo la condizione divina – “i discepoli furono sconvolti”, perché sono sconvolti? Perché la religione aveva scavato un abisso tra Dio, lontano, inaccessibile, e l’uomo; era impensabile, inimmaginabile che Dio potesse manifestarsi in un uomo e che un uomo potesse avere la condizione divina; per questo “dissero è un fantasma”, quindi è impossibile per loro che un uomo possa essere anche Dio. “E gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, io sono”, Gesù con questa espressione e la risposta che Dio ha dato a Mosè nel famoso episodio del roveto ardente, rivendica la pienezza della condizione divina,
“io sono, non abbiate paura!»”. “Pietro”, questo discepolo viene presentato soltanto con il soprannome negativo, che indica
la sua caparbietà, la sua testardaggine, quindi fa comprendere che sta facendo qualcosa non in sintonia con Gesù, “allora gli rispose: «Signore, se sei tu”, ecco, esattamente come il diavolo nel
deserto: “se tu sei”, Pietro svolge il ruolo del satana tentatore, tant’è vero che più avanti Gesù lo rimprovererà chiamandolo proprio “satana”. “Se sei tu, comandami di venire verso di te sulle
acque»”: Pietro vuole anche lui la condizione divina. “Ed egli disse: «Vieni!»”, la condizione divina non è esclusiva di Gesù, è a disposizione di tutti quanti la accolgono. “Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo
che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare”, perché l’evangelista ci dice questa espressione? Gesù al termine proprio del discorso della montagna, dove aveva annunziato questo amore universale di Dio per l’umanità, aveva parlato di una casa che era stata costruita sulla sabbia; quando arrivarono venti furiosi e le acque, la casa crollò. Questo perché le parole non avevano
messo radice nella persona; ecco, questa è la figura di Pietro, ecco perché affonda. “gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò”, è interessante che aveva chiamato Simone, l’aveva
invitato ad essere pescatore di uomo, e invece è lui che deve essere pescato. “E gli disse: «Uomo di poca fede”, è la seconda volta che Gesù deve rimproverare per la mancanza di fede, “perché hai
dubitato?»”. Lui credeva che la condizione divina venisse per un comando divino, la condizione divina non si ottiene se non attraverso la persecuzione, l’opposizione e spesso il sacrificio della
propria vita. “Appena saliti sulla barca, il vento cessò”, questo spirito contrario, appena la comunità accoglie di nuovo Gesù, smette. “Quelli che erano sulla barca si prostrarono”; questo verbo lo
ritroveremo sul monte della risurrezione, che è lo stesso monte delle beatitudini, dove i discepoli incontrano il risuscitato. “Si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei”, ed ecco la novità, “figlio di Dio”. Non dicono “il figlio di Dio”; il figlio di Dio indicava il Dio della tradizione, quello che sterminava i peccatori, quello che detestava i pagani; Gesù è figlio di Dio, una maniera completamente nuova di manifestare Dio e la sua figliolanza, che qual è? Quella di un amore
universale dal quale nessuno può essere escluso.