È IL PIÙ PICCOLO DI TUTTI I SEMI, MA DIVENTA PIÙ GRANDE DI TUTTE LE PIANTE DELL’ORTO – Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM Mc 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così
grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Per far comprendere ai discepoli e al popolo la novità da lui portata, quella del regno di Dio, una società alternativa dove è Dio, il Padre, che governa gli uomini non emanando leggi che questi devono osservare, ma comunicando loro il suo amore, Gesù usa delle parabole e Marco nel capitolo 4 ce ne riporta due dal versetto 26. Nella prima Gesù dice che il regno di Dio è come un uomo che
getta il seme sulla terra; il seme già nel capitolo quarto è stato presentato come il messaggio di Gesù. Cosa ci vuol dire Gesù? Che l’uomo e il messaggio sono fatti l’uno per l’altro: se non si
incontrano rimangono sterili, ma quando si incontrano nell’uomo, si liberano delle energie che a contatto con questa parola, con questo messaggio, liberano tutte le sue potenzialità, fino alla pienezza della maturità. E continua Gesù parlando di questa crescita, che è normale, che addirittura è spontanea, dello stelo, della spiga e del chicco. Poi c’è un’immagine che va compresa nella cultura agricola del tempo quella della falce e della mietitura. La vita dei contadini era terribile, era sofferenza e dolore, dolore e sofferenza. Uno dei pochi momenti dell’anno che era di grande gioia era quello della
mietitura: si chiamavano i vicini, tutti i parenti, tutti insieme si collaborava ed era festa grande. Nei Salmi la mietitura è sempre associata alla gioia. Allora cosa vuol dire Gesù? Che quando l’uomo
matura se stesso, raggiunge anche la pienezza della gioia; ecco quindi l’immagine della falce e della mietitura.
Poi Gesù prende le distanze dalle attese nazionalistiche, trionfalistiche di questo regno di Dio, prende le distanze da un’immagine del profeta Ezechiele. Il profeta Ezechiele nel capitolo 17 immagina così il regno di Dio: un cedro, il cedro è conosciuto per essere il re degli alberi, che viene piantato sul monte più alto di Israele. Qualcosa di straordinario, qualcosa che attira l’attenzione
anche da lontano per la sua magnificenza. Invece Gesù dice, macché, “Il regno di Dio è paragonabile a un chicco di senape che il più piccolo tra i semi della terra, che viene piantato” e uno qui si aspetta
dove, “nell’orto di casa”, tra gli ortaggi. Quindi non è un qualcosa di appariscente, ma è qualcosa di comune, normale. Ecco perché siamo qui nel nostro giardino, questa è una piantina della senape
con la sua bella fioritura. In Palestina, nel lago di Galilea, dove le condizioni lo permettono, raggiunge anche due metri di altezza e qui c’è la raccolta dei suoi semi, che sono minuscoli, sono veramente
microscopici, piccolini, ma hanno questa particolarità: essendo piccoli, con il vento si diffondono ovunque. Allora Gesù cosa sta dicendo? Il regno di Dio, anche nel momento del suo massimo
sviluppo, della sua massima crescita, non sarà qualcosa che attirerà l’attenzione, di straordinario, ma così, una cosa comune, nell’orto di casa, però sarà efficace. E poi Gesù dà un particolare importante, dice che “gli uccelli del cielo si possono riparare alla
sua ombra” perché i rami della senape tendono ad andare orizzontali. Ma perché gli uccelli del cielo? Perché erano animali inutili, animali disprezzati. Allora Gesù annuncia che il regno di Dio è proprio rivolto a coloro che sono stati emarginati, disprezzati, allontanati dalle istituzioni religiose e dalla società e nel regno di Dio troveranno il loro respiro e il loro sollievo.