ECCO CONCEPIRAI UN FIGLIO E LO DARAI ALLA LUCE Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM Lc 1,26-38
(In quel tempo,) l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te!». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. * L’angelo Gabriele, il cui nome significa “la forza di Dio”, era stato mandato in Giudea, la regione che prende il nome da Giuda, capostipite delle dodici tribù. Era stato mandato a Gerusalemme, la città santa. Era stato inviato nel tempio, il luogo più santo, ed era stato inviato a portare un annuncio a un sacerdote di nome Zaccaria, che apparteneva alle prime dieci importanti classi sacerdotali. Il sacerdote è sposato col fior fiore dell’aristocrazia religiosa di Israele: con Elisabetta che è la nipote di Aronne, il fratello di Mosè. A questo sacerdote l’angelo deve annunciare che è stato scelto per il momento più importante e solenne della sua vita: poteva capitare una sola volta di offrire l’incenso al Signore e di annunciargli che gli sarebbe capitato una cosa che avrebbe dato origine a una nuova storia di Israele: tante volte era già avvenuto nei racconti della Bibbia che una donna sterile avesse partorito un figlio. Nel libro della Genesi era stato annunciato ad Abramo e Sara, che il Signore aveva detto loro: “C’è forse qualcosa di impossibile per il Signore?”. Zaccaria doveva saperlo e Zaccaria non ci crede immediatamente, non si fida, e resta muto: perché non ascolta la parola del Signore. Ora Gabriele ha una missione tutta in salita, una missione impossibile, difficile, perché ora deve andare a proporre a una ragazza che Dio le avrebbe dato un figlio: un’autentica bestemmia. Conosciamo che nel vangelo, quando Gesù ammette di essere il Figlio di Dio, il sommo sacerdote si straccia le vesti e dice: “Ha bestemmiato”. Leggiamo il capitolo primo di Luca dal versetto 26: “Nel sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una citta della Galilea”; in Galilea? La Galilea era la regione turbolenta collocata al nord del Paese, abitata da zoticoni, da gente violenta. Al tempo di Gesù dire a una persona che è un “galileo” non indicava semplicemente che proveniva da quella regione, ma indicava che si trattava di un individuo bellicoso. Uno storico dell’epoca, Giuseppe Flavio scriverà: “I galilei sono bellicosi fin da piccoli”. La Galilea era considerata la terra dei rivoluzionari. Si ricordava al tempo di Gesù la famosa rivolta di Giuda il galileo, che si era rivoltato contro i romani, ed era finita in un bagno di sangue. Questa regione non ha un suo nome. Il profeta Isaia l’ha indicata con disprezzo, nel capitolo 8 del suo libro, come “il distretto dei gentili”, cioè dei pagani. “Distretto” in ebraico è detto ghelil , da cui il termine Galilea. “In una città della Galilea chiamata Nàzaret”. E chi la conosce? Non è stata mai nominata da nessuna parte nella Bibbia; non solo è una città sconosciuta, ma anche questa gode di cattiva fama. Uno dei discepoli, Natanaele, riceverà da Gesù un bellissimo complimento: “Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità”, ma Natanaele dirà: “da Nazareth può venire qualcosa di buono?”. Nazareth era considerato il covo dei rivoluzionari, i terroristi dell’epoca, gli zeloti, quelli che per zelo si rivoltavano contro i romani. Quindi la strada è tutta in salita! E c’è anche un’altra sorpresa: a chi si rivolge? A una ragazza chiamata Maria. Maria è un nome che appare una sola volta nella Bibbia e poi non appare più perché evoca la maledizione di Dio. Maria era la sorella di Mosè, donna ambiziosa e intrigante che, approfittando del calo di popolarità del fratello che si era sposato con un’ etiope, cercò anche di prendergli il posto. E Dio la punì con il castigo più tremendo che era quello della lebbra. L’angelo si rivolge a questa ragazza che accetta il dialogo. Nei versetti seguenti Elisabetta dirà di Maria: “Beata colei che ha creduto nelle parole del Signore”. Maria ha creduto al progetto di Dio nella sua esistenza, ha ascoltato questo progetto, si è fidata e ha agito di conseguenza. Lei ha capito quello che poi San Paolo scriverà nella prima lettera ai Corinzi: il Signore sceglie quello che è ignobile, quello che nel mondo è disprezzato per far risaltare la sua forza. Lei, che vive in questa infima regione ed è nella condizione più infima in questo paese malfamato: ci crede che Dio ha un progetto su di lei, quello di una donna che termina il vangelo con questa bellissima espressione che è l’augurio valido anche per noi: “Nulla è impossibile a Dio!”: Dio realizza il suo progetto, che sta a noi accogliere e collaborarvi.