Gaetano Torri nelle sue Memorie su Mondolfo giudica invidiabile il sito di Monteporzio e Castelvecchio «Posti distanti tra loro un quarto di miglio, come spirante un’aria soave, e adorni all’intorno d’altre vaghe Collinette, leggiadre Pianure, e soggiacente vista del Fiume Cesano»1. E veramente non si può desiderare una migliore posizione geografica per il clima salubre, per i campi fertili, per le colline aperte tra il mare vicino e i monti non molto lontani. Sebbene la genesi morfologica del territorio richieda studi speciali, non proprii delle ricerche storiche, se ne delinea qui un accenno, del resto necessario per l’ambiente antropogeografico. Il territorio di Monteporzio è tutto nella fascia collinare della valle del Cesano di formazione geologica risalente al Pliocene superiore. Sono presenti i quattro terrazzi dell’era quaternaria. Dalla Carta Geologica d’Italia (Senigallia, foglio 110, Organo Cartografico dello Stato su rilevamento 1 : 25.000) si hanno i dati seguenti. Lungo il fiume: Neozoico (Era quaternaria) – Pleistocene medio e superiore con alluvioni e depositi litoranei, ghiaiosi e talora parzialmente sabbiosi, del quarto ordine di terrazzi, a metri 5-8 sul fondo valle. Sul piano, tra le colline di Monteporzio e Castelvecchio e il fiume: ancora Neozoico con alluvioni e depositi litoranei, ghiaiosi e talora parzialmente sabbiosi, del terzo ordine di terrazzi a 15-20 metri sul fondo valle. Verso Piaggiolino e Ponte Nuovo: stessa era con alluvioni ghiaiose, talora parzialmente sabbiose, del secondo ordine di terrazzi, a 30-40 metri sul fondo valle. Più vicino alle due colline: ancora della stessa era con alluvioni ghiaiose, talora parzialmente sabbiose, del primo ordine di terrazzi, a 45-60 metri sul fondo valle. In alto infine, da queste colline a Monte Bonello (m. 263), Monte Cucco (m. 231) e Monte San Martino (m. 192): Cenozoico (Era terziaria) – Pliocene superiore con argille marnose, azzurre, siltose, talora lievemente sabbiose e con biozona di fossili microspici della fauna marina e cioè: a Quinqueloculina inaequalis D’ORBIGNY (foraminifero imperforato con cinque camere), Orthomorphina stainforthi PERCONIG (foraminifero perforato a guscio calcareo libero), Virgulina tenuis SEQUENZA sempre appartenente al plancton del pliocene superiore), Globorotalia inflata (D’ORBIGNY) (foraminifero perforato con guscio trocospirale), Cibicides punctulatus (D’ORBIGNY) (foraminifero perforato con guscio calcareo piano-convesso).
«Sui fianchi delle colline, ove maggiore è l’azione delle acque meteoriche e dilaganti, il mantello Pliocenico scompare per dar luogo in ampi tratti alle molasse, alle marne ed alle argille di fondo, a volte alternate e intercalate da stratificazioni calcarifere. I terreni sono fortemente erosi, ampiamente modellati; frequentissime le frane e gli smottamenti a causa della presenza d’argille commiste alle sabbie. – I torrenti sono esclusivamente alimentati dalle piogge, mancano sorgenti di notevole entità»2. Nel nostro territorio si hanno soltanto tre piccole fonti, ricordate nella Statistica del Regno d’Italia. Acque Minerali. Anno 1868 e successivamente nelle opere del Marieni (1870), del Perone (1870), del Pascale (1875), del Tioli (1894), di Vinaj G. S. (1906), di Vinaj e Pinali (1923) e del Piccinini (1924). Le prime due sono site a Campo Arsiccio, di cui una è ferruginosa a 29 C° con 100 litri di portata giornaliera e l’altra solfurea a 19 C° con 180 litri di portata giornaliera. La terza fonte è quella solfurea di Puzziloco nella località omonima3.
Se la regione Marche è stata chiamata «terra giovane»4, il territorio di Monteporzio dovrà dirsi terra giovanissima. Quando la valle del Cesano e quella del Metauro emersero sul livello del mare, si unirono, per formare una unica terra, le isole mioceniche del Senigalliese e delle Gabicce. Secondo un tentativo di datazione dei terrazzi fluviali del Cesano, fatto dall’Istituto di Scienze della Terra della Università di Urbino, il terrazzamento più recente risalirebbe a 7.500 anni fa; ciò significa che quando in Egitto si avvicinava l’era dei Faraoni, qui ancora c’era il mare.
Dopo il ritiro del mare, iniziato nel Pliocene superiore, ed il sollevamento del terreno, la valle venne modellata nella forma attuale dalle forze subaeree e principalmente dal fiume Cesano. Questo fiume nasce a circa 1000 metri alle pendici sud-orientali del Monte Catria (m. 1.701) e sfocia nell’Adriatico a 5 chilometri da Senigallia dopo un percorso di 55 chilometri. Nell’alta valle la piovosità è molto elevata ed in questa fascia preappenninica si hanno i due unici affluenti, di sinistra il Cenisco presso Pergola, di destra il Nevola presso San Lorenzo in Campo. Tuttavia il Cesano ha una portata irrilevante e in certi periodi estivi quasi nulla; ciò si deve alla natura prevalentemente carsica di quella fascia preappenninica della valle. Il Cesano, se è al centro della genesi e morfologia del territorio, lo è anche della storia, a cominciare dalla etimologia stessa del nome. Ne sono state segnalate ben sette opinioni6: origine paleogreca per significare «soave» (Dall’Osso); fenicia per significare «braccio» o «seno» in relazione al percorso sinuoso (Tondini); da «Caesano» della etimologia di lesi (Badiali); da Caio Cessidio nella iscrizione di San Lorenzo in Campo (Giorgi); dalla «cessazione» della guerra dei Cartaginesi contro i Romani (Cimarelli); dal nome antico di «Sena» (Ortelio, Cluverio… Giannini); dalla città di «Suasa». Questa ultima sentenza sembra la più probabile. Rimane tuttavia distinta la questione sulla possibile identificazione del Cesano con il fiume Sena degli antichi. E veramente sarebbe incomprensibile il richiamo di tanti scrittori greci e latini a Sena come fiume tra i più memorabili fiumi con lo sbocco sull’Adriatico insieme con l’Adria, il Rubicone e l’Ofanto, in riferimento alla vittoria su Asdrubale, che non riuscì ad attraversare il Cesano e quindi neppure poté vedere il fiume di Senigallia, il Misa. Il Marcolini scrive di stare «contenti di affermare non essersi per ancora discoperta presso di noi alcune di quelle vetuste reliquie che si riferiscono oggidì comunemente alle due età chiamate della pietra e del bronzo». Oggi si sono scoperti e si stanno scoprendo famosi reperti in questi luoghi, come si vedrà nel capitolo seguente, all’inizio della storia con i primi uomini qui pervenuti.
Tratto da “Monte Porzio
e Castelvecchio nella storia” Mons. Alberto polverari