Oratori in crisi

Gli Oratori sono in crisi…

«Gli Oratori sono in crisi perché non abbiamo più educatori. Oggi abbiamo genitori bravi che non educano, degli insegnanti bravi che non educano, dei preti bravi che non hanno più tempo da perdere, dicono loro, per accompagnare ed educare. Vi è una grande crisi dell’educazione che si riversa in tutti i campi. E’ come se avessimo perso i grandi orizzonti valoriali per i quali occorre giocarsi e spendere la vita. Credo inoltre che dobbiamo reinventare gli Oratori sulla misura dei ragazzi di oggi. Dobbiamo riaprirli e aiutare i nostri ragazzi a riaggregarsi…».
Don Antonio Mazzi

Storia della chiesina

rosarioNel santuario della Madonna di Tulinella, conosciuto come “Chiesina di Via Roma”, si venera la Madonna del Rosario. L’origine di questo Santuario risale alla fine del secolo scorso.
Dalle testimonianze di alcune persone anziane si è potuta ricostruire la storia della sopracitata chiesina, eretta come ringraziamento per una grazia ricevuta.
Nel 1886, il Signor De Marchi Nicola (detto Tulinella), alla fine di una giornata di duro lavoro, venne aggredito al ventre dal suo asino, ormai disperato iniziò ad invocare la Madonna e subito l’asino smise di morderlo.
Il Signor De Marchi, per riconoscenza della grazia ricevuta, affisse un quadro raffigurante la Madonna del Rosario su un olmo situato nella località dove ora sorge il Santuario.
Questo era un luogo pubblico destinato al deposito del fieno e del letame e, ad ogni paesano, spettava un piccolo lembo di terra.
 

tulinellaQualche anno dopo, con i soldi raccolti con una colletta fra i contadini delle campagne limitrofe, il Tulinella fece abbattere l’olmo e costruire una “figurina” contenente lo stesso quadro. In seguito la popolazione, che venerava tale figurina, pensò di allargarla cercando fondi nelle campagne durante la battitura e chiedendo sovvenzioni in paese. 
I più assidui in questa raccolta furono: la famiglia Tombari, De Angelis Elisabetta, Testaguzza Ilario, Patrignani Claudio ed altri dei quali non ricordiamo i nomi.
Questi benemeriti, al ritorno dal lavoro, si dividevano per zone ed andavano alla ricerca di grano e denaro.
interno1Anche dalla lontana Africa, luogo di guerra, i nostri compaesani combattenti mandarono, per mezzo di Don Osvaldo Federiconi, un contributo ammontante a lire 300. 
Con il ricavato di queste raccolte si acquistò il materiale ed i muratori, nel loro tempo libero, costruirono l’odierna Chiesina. Murano nelle fondamenta una bottiglia contenente i nomi delle persone che avevano maggiormente contribuito a tale realizzazione.
La campana fu donata da Ginevri Francesco, gli abeti ed il giardino furono curati da Tombari Luigi e Cattalani Claudio; il tetto fu opera di Mancinelli Francesco, la porta e la finestra furono realizzate da Mancini Palamoni Tarcisio.
Alla fine dei lavori la popolazione organizzò una festa di inaugurazione a cui partecipò S.E. il Vescovo.

fuori2Il ricordo di questa festa è ancora vivo nel cuore di tutti i paesani, soddisfatti per il lavoro svolto e quindi ampiamente ripagati dei sacrifici compiuti.
Intorno al 1965 la popolazione decise di allargare nuovamente la Chiesina; il progetto fu disegnato da Ragnetti Raffaello, con la consultazione di Ginevri Gaetano. I lavori ebbero inizio, ma non furono mai portati a termine per mancanza di fondi.
La Chiesina è centro di preghiera, soprattutto nel mese di Maggio
e nella prima domenica di giugno, giorno di chiusura del mese mariano  e “festa dell’autista”.
Ancora oggi si deve ringraziare la generosità degli abitanti del vicinato che permette alla Chiesina di Via Roma di mantenere un aspetto decoroso agli occhi dei suoi fedeli.

chiesina-1_1webLettera promotori Chiesina al vescovo (1930?)

(da fonte parrocchiale)

L’arrivo delle suore a Monte Porzio

suorenrica

«Giungemmo a Monte Porzio nel mattino del 27 febbraio 1918 –informa Sr. Alice nella sua cronaca, e continua- Fummo subito circondate da alcuni fanciulli i quali si misero a gridare: Le suorine… le suorine! Dalla  finestra di una casa ci vide una signora che ci chiese gentilmente dove eravamo dirette. Era la signora Morici, moglie del Sindaco. Quando seppe che eravamo profughe di guerra e che ci saremmo fermate dove la Provvidenza ci avesse accolte, tutta premurosa ci fece accomodare nella sua casa e diede ordine ai fanciulli di trasportare i nostri poveri bagagli al Municipio. A mezzogiorno fummo servite con un pranzo speciale, circondate da una corona di fanciulli, di mamme e papà, i quali si mostravano commossi e benedicevano Dio di averci fatte giungere tra loro.
La nostra prima dimora fu improvvisata al secondo piano del Municipio e lì ci fermammo per circa tre mesi. Fummo visitate ogni giorno dalle mamme, le quali ci provvedevano di tutto. Per un anno intero siamo vissute della loro squisita carità. Il dottore, il sindaco, i signori dei palazzi circostanti furono essi pure nostri grandi benefattori».

Subito fioriscono intorno alle povere figlie di San Francesco stupendi gesti di bontà e gentilezza, in una sorprendente inesauribile gara di carità.
«Temendo che la nostra dimora non fosse abbastanza rispondente, la contessa Maria Luisa di Montevecchio Flaiani chiese al cugino duca Astorre di Montevecchio un appartamento nel suo attiguo palazzo. Fu subito ceduto con tutte le suppellettili necessarie. In breve tempo la cappellina gentilizia fu addobbata anche mediante la generosa cooperazione  dei paesani. Il Vescovo di Senigallia Mons. Tito Maria Cucchi venne a celebrare la Santa Messa e a darci il conforto di conservare il Santissimo Sacramento».
Circondate da tanto affetto e bontà, le suore cercano subito di rendersi utili al paese con le attività desiderate dal parroco e dalla gente, anche se le strutture per l’apostolato ancora non erano adeguate.
«Cominciammo con il catechismo giornaliero ai fanciulli –continua la nostra cronista- avviammo l’oratorio festivo e il doposcuola nella sala parrocchiale, la scuola di cucito e ricamo nel palazzo ducale, andavamo a far visita ai malati, pregavamo per tutti.
Per attendere i bambini dell’asilo, che presto fu affidato a noi, Sr. Alice, affiancata da una inserviente, faceva ogni giorno la spola su e giù per la “Costarina”, gentilmente accompagnata da “menchino”, l’affezionato cane di un guardiano».

A Monte Porzio la generosa popolazione si fa strumento della Provvidenza e prepara alle operose apostole un’abitazione stabile e locali adatti alle attività ben avviate. Il benemerito amministratore del marchese Latoni, signor Cesare Canuti, riesce ad ottenere che si costruisca a questo scopo un bell’edificio, in Viale Cante. Esso viene eretto dalla marchesa Eleonora Ricci ved. Latoni nel 1925, in memoria dei figli Luigi e Agnese morti in giovane età, e donato al Comune di Monte Porzio.
Interessanti le condizioni registrate il 19 gennaio 1926 nell’atto di donazione del terreno da parte del duca Astorre di Montevecchio di Mirabello, e del nuovo stabile da parte della suddetta marchesa:

«1. Che il fabbricato debba rimanere sempre adibito ad Asilo d’Infanzia per il centro di Monte Porzio.
2. Che all’Asilo debba conservarsi sempre lo stesso nome di “Luigi ed Agnese Latoni”.
3. Che l’insegnamento ai bambini resti sempre affidato alle Suore Cattoliche, le quali dovranno rimanere   sempre alloggiate gratuitamente nel fabbricato stesso.
4. Che il Comune pensi all’arredamento necessario dell’Asilo e delle Suore.
5. Che del Comitato di sorveglianza che sarà in seguito nominato dal Comune, faccia sempre parte il Parroco pro-tempore di Monte Porzio».
E così il nuovo “Asilo” è affidato alle nostre suore dal Vescovo di Senigallia in accordo con il Comune. Esse sono felici di poter prodigarsi ancora di più a vantaggio della popolazione, ampliando l’àmbito della loro azione apostolica. All’educazione dei bimbi nella scuola materna dedicano le energie migliori, ma ben presto aprono una scuola di ricamo e cucito che acquista molta rinomanza e viene frequentata da numerose giovani e donne del paese, attendono alla catechesi, alla visita ai malati, alla cura della chiesa, partecipano e favoriscono ogni iniziativa promossa dal parroco a vantaggio del paese.
Ecco le umili memorie gioiosamente rifiorite in questa parrocchia e paese durante l’anno 2008, nel quale si celebra il Novantesimo della cara Istituzione.

Sr. Renata

Atto di donazione dell’asilo

 

Anniversario della venuta a Monte Porzio delle Suore

suore

Febbraio 2008: 90° anniversario della venuta a Monte Porzio delle Suore Francescane.
26 febbraio 1918 – 26 febbraio 2008

Nel febbraio 2008 ricorre il 90° anniversario della venuta e della presenza a Monte Porzio delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, essendo giunte il 27 febbraio 1918 da Padova, dove erano sfollate provenienti da Solagna di Vicenza a causa della prima grande guerra.
Avendo dimorato per tre mesi al secondo piano del Municipio, la contessa Maria Luisa di Montevecchio Flajani chiese al cugino duca Astorre un appartamento nel suo attiguo palazzo, che fu subito ceduto con tutte le suppellettili necessarie. Subito le nuove suore avviano il catechismo giornaliero ai fanciulli, l’oratorio festivo e il doposcuola nella sala parrocchiale, la rinomata scuola di cucito e ricamo nel palazzo ducale, l’asilo infantile, la visita ai malati e la cura della chiesa parrocchiale, finché l’amministratore del marchese Latoni, signor Cesare Canuti, ottiene per l’asilo e l’abitazione delle suore la fabbricazione di un bell’edificio in viale Cante di Montevecchio, che viene costruito e donato al Comune dalla marchesa Eleonora Ricci ved. Latoni nel 1925, in memoria dei figli Luigi e Agnese, morti in giovane età.

In febbraio tale felice data sarà celebrata nella nostra comunità parrocchiale e civile con la dovuta solennità, con l’augurio che la presenza delle suore si prolunghi a lungo, nella continuazione del prezioso servizio che esse compiono in mezzo a noi.

gruppo

 

Grande festa per i 90 anni di presenza a Monte Porzio delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore.
La loro storia: da profughe… a missionarie

Nella domenica 26 ottobre 2008, che concludeva la Santa Missione Parrocchiale, abbiamo festeggiato con grande gioia i 90 anni di presenza a Monte Porzio delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, con una solenne e partecipatissma celebrazione Eucaristia, seguita dal pranzo sociale presso il Ristorante “AUSONIA” cui hanno partecipato tante famiglie, in totale più di cento persone.
La data esatta della venuta a Monte Porzio delle Suore Francescane cadeva il 27 febbraio 1918. Ecco come una delle pioniere della fondazione, Sr. Alice Masiero, narra le vicende che portarono nelle Marche la prima nostra comunità.
«Partita la popolazione dal paese di Solagna (Vicenza) a causa dei paurosi e continui bombardamnti sul sovrastante Monte Grappa, la comunità religiosa, composta di cinque suore: Madre Emerenziana, Sr. Gemma, Sr. Edvige, Sr. Rufina e Sr. Alice, fu chiamata a Padova dal Vescovo. Nel frattempo, Don Giovanni Cesari, parroco di Monte Porzio, chiedeva al Vescovo di Padova se c’era la possibilità di avere suore per la sua parrocchia. Il Vescovo gli inviò le francescane sfollate da Solagna…».
Un provvidenziale incontrasi di circostanze, in quel duro tempo di prova che fu la Prima Guerra Mondiale, apre in tal modo alle sorelle profughe impensati orizzonti di apostolato.

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